Lo devo ammettere, nell’era della comunicazione e del blackberry a tutti i costi, io continuo ad avere un rapporto conflittuale con il telefono... Non solo con il cellulare, ma con il telefono in generale.
Una persona preferisco incontrarla e guardarla in faccia. Infatti il telefono, mi mette sempre un po’ a disagio perché non posso vedere il viso di chi sta dall’altra parte.
Lo so è patologico. Non so quand’è che ho sviluppato questa repulsione. Forse alle elementari quando ogni santo pomeriggio stavo le ore al telefono con la mia “amichetta del cuore” con cui ero già stata tutta la mattina a scuola.
Ovviamente era lei che chiamava più spesso.
Ovviamente non è che la sopportassi molto.
C’è poi da considerare che all’epoca non esistevano cellulari e nemmeno cordless, quindi me ne dovevo stare seduta su una dura panca di legno nell’ingresso di casa a sorbirmi la mia amica e a vedere mia madre che mi faceva segno di tagliare.
Ma io non potevo mica liquidarla. Altrimenti si sarebbe offesa e il giorno dopo a scuola me l’avrebbe fatta pagare con musi lunghi e con la frase: “Non ti parlo più!” E forse non capivo che sarebbe stato meglio per me e pure per la sua bolletta telefonica... Quindi per non urtare la sua suscettibilità ho sempre evitato di dirle: “ Tesoro caro, mi sei simpatica e ti voglio bene. Ma non credi che dopo aver passato la mattina a scuola insieme (tu a chiacchierare io ad ascoltare) dovresti far riposare le tue piccole corde vocali e risparmiarle per quando da grande dovrai ammorbare le tue amiche con i racconti sull’ultimo stronzo di turno che ti sta facendo soffrire?”
Poi in quarta elementare ho cambiato scuola e ho pensato che finalmente mi sarei liberata di quel supplizio pomeridiano... Invece è stato peggio, le telefonate erano meno frequenti ma più pesanti perché gli argomenti prevalenti erano “come si chiamano le tue nuove amiche, cosa fai con loro, dove vai con loro, di cosa parli con loro”, “ricordati che noi siamo sempre amiche del cuore quindi nella nuova scuola non potrai avere altre amiche del cuore al di fuori di me”, “se sei più amica loro guai a te”.
Io che ero una bambina timida e un po’ fregnona, non mi rendevo conto che non avrebbe potuto fare nulla per nuocermi. Primo perché avevamo 9 anni e certamente non poteva prendere la macchina e aspettarmi sotto casa per pestarmi ( male che mi potesse andare non mi avrebbe più rivolto la parola, ma ciò sarebbe stato solo un bene). Secondo perché non sapeva di preciso nemmeno dove vivevo dato che dopo aver cambiato scuola e quartiere sono sempre andata io a trovarla. Inutile dire che quando ci vedevamo andavamo d’amore e d’accordo più che altro perché poteva controllarmi più facilmente e perché gliela davo sempre vinta. Non ho mai capito quale strano senso di lealtà mi legava a lei e mi impediva di dirle che era una rompipalle e che doveva uscire dalla mia vita perché io non ce la volevo.
Ad un certo punto, non ricordo bene, mi sembra che abbiamo discusso al telefono e si è creata parecchia tensione tra noi due. Le telefonate che seguirono erano solo un modo per insultarmi (in quel periodo facevamo già le medie). Ricordo che nei giorni di attesa della telefonata successiva fantasticavo di cambiare nazione ed identità per non doverla affrontare nuovamente.
Poi è giunto il giorno in cui quella telefonata non è più arrivata...
Ha smesso di chiamare ed io di certo me ne sono guardata bene dal farle uno squillo anche solo per sapere come stava...
E’ finita così. Forse si era stufata pure lei di quelle telefonate minatorie. Forse aveva trovato qualcun’altra (o altro) da tiranneggiare...
Non l’ho più sentita.
Devo confessare però che sono andata a cercarla su Facebook e ho scoperto che si è trasferita a Napoli (di cui ricordo era originaria la madre) e che ora fa la grafica. Anche se i nostri “dissapori” risalgono a tanti anni fa, non le ho chiesto l’amicizia dato che non mi interessa riallacciare i rapporti... Sapere che sta bene e che a quanto pare svolge un lavoro creativo e che ama mi basta. Sono felice per lei.
Intanto però io seguito ad avere un pessimo rapporto con il telefono e il mio sogno di una carriera nei call center è infranta!
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